(se riscontrate problemi nella proporzione delle immagini, cliccateci sopra, si aprirà la galleria e a quel punto le dovreste visualizzare correttamente)
Prendete un numero del National Geographic. Sfogliatelo, leggetelo, guardate le fotografie, prendete nota di chi le ha scattate: che si tratti di reportage sociali, di fotografia naturalistica o documentari sulle recenti scoperte della scienza, troverete che i fotografi coinvolti non sono semplici mercenari della carta stampata, ma persone che quelle tematiche le vivono ogni giorno. Gente che conosce, che sa di cosa parla, che ci vive a contatto, e vanta esperienza pluriennale nel campo; è molto più facile che un bravo etologo diventi un bravo fotografo che non il contrario. E questo perché la fotografia, linguaggio per immagini, per inoltrare un messaggio chiaro con la sua tipica immediatezza, ha bisogno di una corretta sintassi ma soprattutto di un contenuto: ma non puoi parlare con cognizione di causa di ciò che non conosci.
Il mio discorso va per ampi balzi, dando per scontate alcune assunzioni e sorvolando su altre (a favore della scorrevolezza), non me ne vogliate: ma per giungere finalmente all’oggetto del post… di cosa state parlando?
Un viaggio all’estero. Ne ho fatto qualcuno anche io, con la mia macchina fotografica al seguito, e cosa ho raccontato? A parte estrapolare qualche dettaglio o scena più “universale”, poche volte ho avuto modo di conoscere e documentarmi su ciò che vedevo, se non in modo superficiale, sbrigativo, consumistico: il risultato sono state per lo più cartoline, immagini che dicono “và che bello, vedi che posti, che atmosfera” e via dicendo. Immagini con una loro dignità, per carità, però impressioni leggere, estetiche, che nemmeno pongono domande o si possano dire veramente rappresentative del luogo.
Non sono mai stato attratto dal balletto. Non lo conosco, non lo amo, ma riconosco che certe figure siano molto plastiche e fotogeniche. Se andassi a fotografarne uno ora, ignorante come una scarpa, saprei tirar fuori foto magari accattivanti, ben esposte, ma foto ignoranti. Di che opera si parla? Quale momento topico stiamo osservando? Che figura sta eseguendo? Magari la trovi così intrigante ed è la più banale delle cose. O per contro, magari sotto il tuo naso si svolge una meraviglia di coreografia, ma tu non sai coglierla, non sai riconoscerla né tanto meno anticiparla, potresti essere benissimo a Wall Street all’apertura della Borsa tanto ti senti spaesato da tutto ciò che non ti è familiare.
O come è capitato ad un concorso locale di fotografia naturalistica. Un mio amico è rimasto scottato per non avere ottenuto un piazzamento sufficiente, e questo non perché la foto non fosse all’altezza (il ragazzo ci sa fare, credetemi), ma perché la “giuria” non ha riconosciuto la peculiarità della foto in esame: un pollo sultano in volo, un evento molto raro. Ecco, per chi non conosce ciò che vede, è impossibile dare un giudizio significativo. (Io, anni fa, ho avuto modo di sperimentare un po’ di fotografia naturalistica con pesi massimi del settore: ho confuso un falco con un’aquila, ancora mi sfottono e io non posso che stare, giustamente e sportivamente, al gioco! Per dire.)
Infine, parliamo di ritratti, che è ciò che mi appassiona di più. Se volete sentire la mia, vi dirò: basta bokeh, basta megapixel, basta a chi ha l’effe (f) più piccolo! ;P
Parliamo invece di empatia, curiosità, indagine, complicità, affiatamento, opinione, punto di vista, profondità, espressione, sguardo, sensibilità, sinergia, intimità, confidenza, percezione, tatto, evocazione, educazione, cultura, rispetto, e tante altre cose. Probabilmente il ritratto è quella “specializzazione” fotografica dove emerge di più la personalità del fotografo, oltre a quella del soggetto: se è vero che una foto dice molto anche di chi la esegue, ecco, nel ritratto è ancora più evidente, a parer mio. Ebbene, se volete essere dei fotografi di persone, preoccupatevi prima di tutto di coltivare le qualità umane di cui sopra.
E ve lo dice uno che per tutta la vita ha fatto studi tecnici e scientifici. Nella mia fotografia ora sono più importanti cose come la sociologia, la filosofia, la psicologia, la storia e tante altre materie umanistiche, che non la mia laurea in elettronica. Conoscete ciò di cui volete parlare.